Mulino di Fiumicello

Mulino di Fiumicello
Mulino di Fiumicello

Il Mulino Mengozzi si trova a Fiumicello, piccola frazione ad alcuni chilometri da Premilcuore.

Abbandonato nel 1963 dopo secoli di attività, è stato pazientemente restaurato dai proprietari, i fratelli Mengozzi, che ne hanno aggiustato e ricostruito tutte le strutture. Così, dal 1993, dopo anni di silenzio, il mulino ha ripreso a funzionare in ogni sua parte: dal generatore di corrente elettrica, alla piccola mola di pietra utilizzata per arrotare lame e coltelli.

Era rinomato per la molitura delle castagne e per la finezza della farina che viene ancora oggi utilizzata per fare il castagnaccio, gustoso dolce della tradizione tosco-romagnola, o le tagliatelle di castagne da condire con funghi porcini o tartufo.

L’edificio è strutturato su tre piani. In quello più basso, quasi interamente interrato, vi è collocata la turbina, ossia una ruota idraulica con pale a semicucchiao in rovere, movimentata dal flusso d’acqua convogliato dalla condotta che collega il “bottaccio” (la vasca d’acqua esterna) al mulino. Il moto della ruota viene trasmesso al piano superiore attraverso un “albero” che la collega alle due macine disposte orizzontalemente, costituite da dischi di pietra, di notevole diametro e peso. Ogni macina è formata da un disco inferiore, fisso,e da uno superiore, mobile, con la centro una “bocca” per il passaggio del grano e delle castagne da macinare. Esiste un dispositivo di regolazione della distanza fra le macine. La farina prodotta viene raccolta in un contenitore di pietra, detto “matriccio”, prospiciente le macine.

L’acqua destinata ad alimentare il mulino viene prelevata dal torrente attraverso una presa costituita da una briglia in legno di castagno. Mediante questa chiusura artificiale l’acqua si alza di livello scorrendo in un canale laterale in direzione del mulino. Lungo questo canale esistono delle bocche di sfioro che provvedono a controllare il flusso dell’acqua. Al termine si trova una vasca (il “bottaccio”) da cui l’acqua cade direttamente, attraverso la “tromba”, sulla ruota idraulica di alimentazione delle macine. La forma conica del bottaccio e il dislivello di circa 8 metri consentono una notevole pressione dell’acqua sulle pale della turbina.

Il bosco di abeti che circonda il mulino era un tempo popolato da taglialegna, carbonai, cacciatori e contadini del cui passaggio rimangono solo poche tracce.